7000 i professionisti e 250mila i condomini amministrati in Italia, questi i numeri di Anaci, l’associazione nazionale amministratori condomini e immobili, con 105 province operative sul territorio nazionale fra le quali 40 con sede propria, mentre le altre domiciliate presso i presidenti provinciali. Con una riforma ferma in parlamento e voluta da anni, gli amministratori di condominio fanno sentire la loro voce attraverso il presidente dell’associazione che li rappresenta, Pietro Membri.
L’associazione raggruppa chi amministra condomini “realmente” e a tempo pieno. Chi ha scelto questa come la propria professione, non chi, precisa Membri, lo fa come secondo o terzo lavoro. “A riprova della serietà degli iscritti”. Per esserlo, infatti, è necessario avere alcuni requisiti. Primo dei quali aver seguito un corso di formazione di primo e secondo livello organizzato da Anaci stessa, avere una partita IVA e seguire ogni anno degli aggiornamenti. Altro dato, non secondario è la “necessità di dotarsi di una RC professionale, una polizza che tutela non solo l’amministratore ma anche i condomini. Non è obbligatoria a livello nazionale, ma noi nel nostro statuto l’abbiamo inserita come clausola”, sottolinea Membri.
Ma che succede se un amministratore iscritto all’Associazione si è comportato in modo scorretto nei confronti del condominio da lui amministrato? Qual è l’intervento dell’Anaci? “In ogni provincia la nostra organizzazione ha una commissione disciplinare e in ogni regione un collegio dei probiviri di prima istanza, così come a livello nazionale, che garantisce la deontologia degli associati”, spiega Membri ad News Attico. Quindi il condominio che si trova con un amministratore che non fa il suo dovere può denunciarlo all’associazione a cui ovviamente deve essere iscritto e può sperare di ottenere giustizia.
Naturalmente c’è un punto debole. D’altronde nel nostro Paese come potrebbe essere diverso. La categoria degli amministratori condominiali non è iscritta a ruolo e questo fa sì che ognuno può fare un po’ come gli pare. Certo l’iscrizione all’Anaci costringe i più onesti a seguire le regole che l’associazione si è data, ma “non va dimenticato che in Italia di amministratori condominiali ce ne sono 300mila e si riscontra una varietà di atteggiamenti sul mercato veramente incredibile”, ammette Membri. “Non c’è solo un problema di correttezza professionale, ma anche di preparazione e competenza che spesso decadono. L’aggiornamento in questo campo è necessario, visto il quantitativo di leggi nuove che vanno dal risparmio energetico a norme bancarie, alla gestione on line ecc.”.
Si parla di riforma, fin dal 2007, Oggi, siamo in dirittura finale, ma la crisi di governo alle porte, sostiene Membri farà senz’altro saltare la sua approvazione, e quindi “un’altra occasione sprecata per una proposta legislativa che non aveva nessun ricasco politico, ma che serviva solo a fare chiarezza, a fare un po’ d’ordine”. Naturalmente di questa riforma tanto agognata le pecche da segnalare non sono poche. “Basti pensare che si prospetta la creazione presso le Camere di Commercio di un registro per l’iscrizione degli amministratori di stabili, ma non sono state definite le conoscenze necessarie per esercitare. Si tratta di una palese incongruenza. Ma non è l’unica. Parliamo dei 4 mesi dalla scadenza della rata di pagamento delle spese condominiali dai quali l’amministratore è costretto a fare il decreto ingiuntivo contro il condomino inadempiente. Se non lo fa viene denunciato per aver arrecato danno al condominio”, spiega critico Membri. Giusto senz’altro attribuire in ultima analisi la responsabilità all’amministratore, ma si poteva far sì che il recupero forzoso fosse obbligatorio solo una volta all’anno, dopo 4 mesi dall’approvazione del bilancio. “Perché rendere tutto così oneroso? Si poteva intervenire snellendo e velocizzando le procedure, non complicandole” conclude. Il cahier de doléance non finisce qui. Si potrebbe aggiungere anche la decisione di togliere la garanzia fideiussoria dei capitali investiti, sostituendola con un revisore di conti che controlli l’amministratore, imponendo così un costo in più per tutti.
