Molta strada ancora per arrivare a un condominio con le carte in regola.
Lo dimostrano i risultati dell’ultimo sondaggio svolto dall’Anaci, associazione di amministratori condominiali, in collaborazione con Censis Servizi. Dalla ricerca emerge che un palazzo su tre non ha il certificato di agibilità. Secondo gli amministratori, nella maggior parte dei casi si tratta di immobili costruiti prima dell’introduzione dell’obbligo. E la percentuale risulta in linea con i dati dell’Istat, che ha censito più di 2 milioni di edifici abitativi — su 11 milioni — costruiti prima del regio decreto 1265/1934 (con cui è stato introdotto l’obbligo di produrre il certificato).
Nel caso degli immobili più recenti, invece, l’assenza della documentazione è attribuita a “difficoltà di ricerca”. In tutti i casi, comunque, ci vorrà più rigore quando la riforma del condominio diventerà legge. Il nuovo articolo 1130 del codice civile, infatti, impone all’amministratore di conservare, tra l’altro, “tutta la documentazione inerente allo stato tecnico-amministrativo dell’edificio e del condominio”.
Nello stesso fascicolo, quindi, il professionista dovrà conservare anche altri atti come il certificato di prevenzione incendi, la verifica biennale della messa a terra e il documento di valutazione dei rischi. Su questo punto il sondaggio Anaci evidenzia che, in un caso su quattro, gli edifici con riscaldamento centralizzato sono privi dell’attestazione anti-incendio: l’obbligo scatta solo per le caldaie di maggiori dimensioni — e quindi non è detto che si sia sempre in presenza di violazioni — ma certo il dato impone attenzione. Ancora meno diffusa è la verifica biennale dell’impianto di terra in campo elettrico (53% degli edifici, secondo il sondaggio).
Un discorso a parte va fatto per il documento di valutazione dei rischi, che risulta presente in meno di un palazzo su quattro. Il dato potrebbe sembrare molto basso, ma bisogna considerare che la norma riguarda solo i condomìni che hanno dei dipendenti.
La ricerca è stata realizzata partendo da 773 questionari compilati online da altrettanti professionisti aderenti all’Anaci. Il campione, quindi, rappresenta una base qualificata, perché esclude i 277mila amministratori “fai-da-te” che curano un unico stabile. I risultati, però, mostrano che anche tra i professionisti ci sono ampi margini di miglioramento sotto il profilo della regolarità documentale.
Per quanto riguarda gli ascensori, è risultato che tutti gli impianti sono in regola con le verifiche ordinarie biennali, segno che la minaccia del blocco d’esercizio — previsto in caso di inadempienze — si rivela uno strumento molto efficace.
Fonte: Attico.it
