La situazione patrimoniale del condominio.

Nel rendiconto di fine anno, preparato dall’amministratore per l’approvazione in assemblea dei conti del condominio, è normalmente presente un documento contabile fondamentale denominato “Situazione patrimoniale”. Questo documento espone la situazione dei crediti e dei debiti del condominio esistenti alla data di chiusura dell’esercizio. Le modalità di rappresentazione di questo documento dovrebbero attenersi ai canoni della ragioneria che nel Bilancio d’esercizio prevedono il riporto dei conti patrimoniali attivi (i crediti) ed i conti patrimoniali passivi (i debiti).

A titolo di esempio sono conti patrimoniali attivi il saldo del conto corrente del condominio, i crediti da condomini per conguaglio spese di fine esercizio, i crediti da condomini per morosità, la cassa contanti etc.; sono invece conti patrimoniali passivi i fondi di accantonamento, i debiti verso fornitori per fatture insolute, i debiti verso i condomini per conguaglio etc..

Purtroppo alcuni amministratori preferiscono non esporre nel rendiconto il Bilancio d’esercizio con la Situazione patrimoniale, perché ritenuta di difficile interpretazione da parte dei condomini, e riportano l’elenco dei fondi ed il valore della cassa come note al consuntivo delle spese.

Questa pratica non è da approvare, perché seppure è vero che tali note sono facilmente comprensibili, così facendo non si fornisce alcuna possibilità di comprensione della quadratura dei conti.

Il Bilancio d’esercizio composto dalla Situazione Patrimoniale e dal Conto Economico, espone proprio il bilanciamento dei conti del condominio e mette in evidenza il pareggiamento tra le attività e le passività, cioè tra quanto il condominio dispone in termini di conto corrente, cassa e crediti e di quanto il condominio è esposto (deve dare) in termini di fatture non pagate, fondi accantonati, e debiti verso terzi (siano essi fornitori che condomini).

Nonostante che alcune associazioni abbiano tentato, senza riuscirci, di stabilire delle regole per la presentazione del rendiconto, non esiste a tutt’oggi un modello di riferimento nazionale né europeo. Alcuni programmi informatici, in particolare il programma gestionale “Geco” dello Studio ISA, consentono all’amministratore di ottenere il Bilancio d’esercizio in modo assolutamente automatico ed in linea con i dettami della ragioneria.

La costruzione del Bilancio con tutti i conti patrimoniali ed i conti economici può essere generata automaticamente come conseguenza delle singole registrazioni contabili di incasso e di spesa eseguite in prima nota. E’ buona regola infatti registrare un movimento contabile indicando la banca d’appoggio o la cassa e con il relativo fornitore o soggetto pagante a seconda che si tratti di una spesa o di un incasso. Una fattura sarà registrata per competenza con l’indicazione dell’avvenuto pagamento. Di conseguenza i conti patrimoniali bancari, cassa, debiti verso terzi (sospesi), debiti e crediti dei condomini, sono tutti conti che il programma informatico può generare automaticamente nel bilancio, a garanzia di una sicura quadratura e correttezza dei conteggi.

Fonte: Giorgia Manieri de Servizi Immobiliari

Unità immobiliare destinata ad alloggio del portiere, presunzione di comunione, frazionamento/accatastamento.

Cass. civ., sez. II, sentenza del 7 maggio 2010, n. 11195.

 In tema di condominio negli edifici, per stabilire se un'unità immobiliare è comune, ai sensi dell'art. 1117, n. 2. cod. civ., perché destinata ad alloggio del portiere, il giudice del merito deve accertare se, all'atto della costituzione del condominio, come conseguenza dell'alienazione dei singoli appartamenti da parte dell'originario proprietario dell'intero fabbricato, vi è stata tale destinazione, espressamente o di fatto, dovendosi altrimenti escludere la proprietà comune dei condomini su di essa.

Nè per vincere, in base al titolo, la presunzione legale di proprietà comune delle parti dell'edificio condominiale indicate nell'art. 1117, n.2, cod. civ., sono sufficienti il frazionamento-accatastamento e la relativa trascrizione, eseguiti a domanda del venditore costruttore, trattandosi di atto unilaterale di per sè inidoneo a sottrarre il bene alla comunione condominiale, e dovendosi invece riconoscere tale effetto solo al contratto di compravendita, in cui la previa delimitazione unilaterale dell'oggetto del trasferimento sia stata recepita nel contenuto negoziale per concorde volontà dei contraenti.

Fonte: Condominioweb

Addio liti in condominio, semplificati i millesimi. Basta la maggioranza per cambiare le tabelle.

La Cassazione ha sbloccato il nodo delle tabelle millesimali. Erano considerate impossibili da cambiare, perché occorreva l'unanimità e, dato che il cambiamento avrebbe finito con il danneggiare qualcuno, era chiaro che nulla poteva mutare. C'era chi si rivolgeva al giudice per segnalare interi piani sopraelevati o sottotetti diventati abitazioni che non pagavano spese millesimali ma la procedura era lunga e costosa.

Adesso le sezioni unite della Cassazione, con la sentenza 18477 del 9 agosto, hanno ribaltato questa prassi. Perché di consuetudine giurisprudenziale si tratta e non di legge. Il collegio ha chiarito, con una lunga motivazione redatta da Roberto Michele Triola, che «la delibera che approva le tabelle non si pone come fonte diretta dell'obbligo contributivo del condomino (...) ma solo come parametro di quantificazione dell'obbligo, determinato in base a una valutazione tecnica». La delibera che approva le tabelle, quindi, per la Cassazione sancisce «il risultato di una operazione tecnica (...) ragion per cui il semplice riconoscimento che le operazioni sono state compiute in conformità al precetto legislativo non può qualificarsi attività negoziale».

La motivazione smonta decenni di giurisiprudenza della Cassazione stessa. Cancella la teoria per la quale l'approvazione della tabella millesimale costituirebbe un «negozio di accertamento» del diritto di proprietà sulle parti comuni e quella per cui costituisca fonte dell'obbligo dei condomini di concorrere nelle spese, (dato che in realtà tale obbligo deriva direttamente dalla legge); la tabella non incide quindi sul valore dalla proprietà, come ritenuto comunemente, ma semplicemente sugli obblighi contributivi.

Le sezioni unite evidenziano poi come gli eventuali errori della nuova tabella possono essere corretti mediante la speciale azione di revisione prevista dall'articolo 69 delle disposizioni di attuazione del Codice civile.

Viene poi affrontata la questione, sancita dall'articolo 68 delle disposizioni per la attuazione: le tabelle millesimali devono essere allegate al regolamento, che può essere approvato a maggioranza. Risulta quindi arduo, dice in sostanza la Cassazione, comprendere la ragione per la quale il regolamento possa essere approvato a maggioranza, mentre per un suo allegato si richieda la unanimità. La Corte si spinge più in là: neppure le tabelle millesimali allegate a un regolamento contrattuale si sottrarrebbero alle critiche già esposte. Accertata la competenza della assemblea, la semplice circostanza della accettazione contrattuale della tabella risulterebbe irrilevante, poiché se una materia appartiene alla competenza della assemblea, la maggioranza può sempre intervenire, senza che possa costituire ostacolo la unanimità della precedente manifestazione di volontà espressa dai singoli.

La sentenza rappresenta una vera e propria liberazione per quei condomini che per decenni hanno dovuto subire l'ingiustizia di pagare le spese anche per chi aveva ampliato o trasformato la propria unità immobiliare. Ma alcune domande le suscita.

Anzitutto, la normativa sulla redazione delle tabelle millesimali non prevede soltanto espressioni matematiche ma anche valutazioni, sia pure frutto di esperienza e di professionalità. Inoltre, oggi la normativa appare alquanto lacunosa, tanto da essere integrata riferendosi alle circolari 12480/1966 e 2945/1993 del ministero dei Lavori pubblici.

Sino ad oggi, infatti, l'azione di revisione è stata ammessa unicamente per i cosiddetti errori tecnici, purché non incidano sui cosiddetti coefficienti valutativi. Per esempio, a Milano il coefficiente di valutazione per i negozi era pari a due negli anni Cinquanta e oggi è pari a circa 1,2. Si tratta quindi di elementi che incidono fortemente sui calcoli ma che non rientrano nei limiti dell'articolo 69 delle disposizioni di attuazione.

Da ultimo, va ricordato che l'amministratore, in assemblea, usa proprio le tabelle millesimali per stabilire le maggioranze. Se vengono cambiate ciò ha un effetto diretto su decisioni che non riguardano le spese ma anche, per esempio, la partecipazione a un contenzioso.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Riunione di condominio.

Assemblea di condominio.

Democratic Governance and International Law

Democratic Governance and International Law (Cambridge University Press ) 2000 Editor

From Amazon.com: "This book considers how the post-Cold War democratic revolution has affected international law. Traditionally, international law said little about the way in which governments were chosen. In the 1990s, however, international law has been deployed to encourage transitions to democracy, and to justify the armed expulsion of military juntas that overthrow elected regimes. In this volume, leading international legal scholars assess this change in international law and ask whether a commitment to democracy is consistent with the structure and rules of the international legal system."

AU International Law Review

AU International Law Review

Peace Education

In the following extract, Ernst-Otto Czempiel explains the effect of international law as a peace strategy, while at the same time highlighting the limitations of this strategy, which is dependent on consensus between the states. One of the most significant achievements of international law is the codification of human rights.

"Given that peace - and its opposite, war - represent interaction, it follows both in historical and logical terms that strategies for peace should seek to influence directly these relationships. (...) Two large and important attempts in this direction [exist] (...): international law and the concept of international organization. By 1625 at the very latest, following the publication of Hugo Grotius' „three books on the lawfulness of war and peace“, international law has seen the right to peace as one of its characteristics. This understanding, however, has come more and more to the fore as international law has developed. International law seeks to influence interaction between states by codifying their rules. (...) In theory, the relationship between pace and international law can be easily defined. Jurisdiction is the highest and most peaceful form of resolving conflict, because it links non-violence and justice to each other. To this end, jurisdiction is justifiably controlled by the opposing side of the conflict resolution continuum.

Codifying the law does not mean creating it. And it because of this that international law is often accused of describing and preserving dissatisfaction in its current state. This is only correct to a certain extent and plausible from a retrospective position. Indeed, it would have made little sense to have postulated nothing but ideals. Given that there is no law-making and law-sanctioning authority in the international system, international law is only able to put down in words the things that the states that participate in the system are prepared to accept as being binding. Putting progress down in writing represents (...) another advancement.

But has international law failed to have its own direct influence on the peace process? Well, for one, it has introduced into international politics a way of dealing with conflict through arbitration and judgment and with the permanent court of arbitration 1899, the permanent international court of justice 1920 and the ICJ set up authorities for this purpose.

Secondly, international law has also developed approaches for peacefully changing unjust situations, albeit only by introducing a small number of rules into the statute of the League of Nations and the United Nations. And, thirdly, it has also paved the way for the further development of international law by developing new legal norms that are far ahead of the current circumstances and current state of awareness. This achievement mostly concerns the period following the Second World War in connection with the United Nations. It is, of course, also possible to argue that the first two were achieved by nation states, with assistance from international law, which is personified by political science. The third of these achievements can be attributed exclusively to international law.

Apart from that, political interests have also played their part in the further development of international law: for instance European pacifism during the 19th century, which played a major role in driving forward the establishment of the international courts of arbitration and courts of justice; and the Third World, which introduced the right to development into international law. The term international law, then, is used here as a shorthand expression to encompass a number of players: states, the science of international law and interest groups. These different players are integrated in seeking to limit and eradicate the use of force in the international system using a legal process to rule over interaction between states. (...)

The most significant aspect of international law lies in codifying the individual stages associated with the peace process. While Grotius (1584-1645) is regarded as the founder of modern international law, the Dominican de Vitoria was almost 100 years ahead of him as the creator of the first comprehensive codification of the existing laws surrounding peace and war, followed only a little later by the Spanish Jesuit Suarez (1548-1617). It was these three, but especially Grotius, who were responsible for the international law of modern times by making it to a system of regularity for intergovernmental relationships between the developing territorial states based on natural law. (...)

Regularity is the central term on which international law during modern history has been founded. While it didn't' do away with war, it did manage to „monitor“ it (Carl Schmitt). This was certainly of benefit to peace as non-war. By limiting and creating order to war, the horrors, which would have been caused by the unrestricted use of force, were reduced. War became a recognized political means, which could be implemented in certain circumstances and, therefore, lead to success. Its use was codified by classic international law, which remained valid until the First World War. It didn't contain peace strategies in the true sense, but rather served in regulating the use of war. To this end, it reflected the interests of the territorial state and absolutism, whose aims were more to do with capturing land and populations than bringing about their destruction.

This involved the use violent and non-violent methods. The international law of the Modern History period developed negotiation (colloquium), agreement (compromissum) and lots (lors). Of these means, agreement or rather compromise was the most important. It's important, however, not to attach too much weight to its former significance in terms of peace strategy. Indeed, if reaching a non-violent agreement was not possible, war was always available as an acceptable alternative.

Its position as „ultima ratio regis“ was undisputed in the ius publicum europaeum. The states and the people who lived in them were regarded as the private property of the sovereigns, whose relationship between each other was regulated by international law. The sovereign did not embody the state, they formed it - as was famously expressed by Ludwig XIV.

This means, then, that international law was firmly designed and intended as a strategy. International relations during the development of Modern History, in as far as they were politically relevant, were carried out between the sovereigns. Society was affected, but only in a selective way. Even when war did break out, it only affected small and limited parts of the country rather than its entirety. And anyway, the developing exchangeable economic relationships apart, there was hardly any interaction between the different parts of society worth mentioning. Indeed, horses were the fastest mode of transport and communication up until the 19th century. This also served in limiting the extent to which Absolutist power could be exercised; it did however serve in mediatising its subjects entirely in terms of the political interaction in the system. Only against this ruler-sociological background was it possible to place war and peace on an equal footing in the political and legal consciousness of Modern History.

Indeed, even the French Revolution, which replaced sovereignty of the king with sovereignty of the people, did not put an instant end to this situation. This new form of sovereignty did not abolish the mediatazation of the individual and even served in strengthening the foreign affairs of the political systems. These systems represented the state's interests vis-à-vis other states and demanded subordination below the rulers in return for security. The difference now was that these systems had to be functionally justified as a consequence of sovereignty of the people. The assent of the individual to a subject of politics, which was brought about by the French Revolution, resulted in an increasing demand for people's existence to be preserved. At first these demands were only raised in the special circumstances of war, when the protection and claim of the state were released to an equal extent; and it was for this reason that ius in bello was expanded. During the 19th century, however, this demand spread to encompass the entire scope of politics. And it was this demand that did away with the equal importance of war and peace, that made peace the primary desired state of international politics and, finally, de-legitimized the use of violence in the international system.

This process of democratization, which was triggered by the French Revolution, which slowly gathered pace during the 19th century, which accelerated during the 20th century and which still has a long way to go, has been significantly reflected in the development of international law. The Declaration Respecting Maritime Law in Paris in 1856 expanded the ius in bello and at the same time represented the birth of humanitarian international law. For the very first time it was becoming apparent - and this was also reflected subsequently in the first Geneva Convention in 1864 and especially in the Hague Agreement about the Regulation of Land War 1907 - that the individual had elementary rights which should not be mediatized and had to be respected by the state. (...)

The evolvement of the pacifist movement in the 19th century, which accompanied democratization, led to more and more vigorous demands for war to be abandoned and replaced with mediation as a peaceful means. While it might not have been triggered by this movement, the first institutionalized procedure for achieving a non-violent resolution to conflict at the end of the 19th century in the form of the court of arbitration was certainly brought about by it. Then, at the end of the First World War, the decisive if incomplete political measures were taken to limit considerably the "freedom to declare war". A peaceful arbitration process and a waiting period was slotted in ahead of war.

This represented the beginning of the end for the classic international law phase. From now on war and peace were no longer equal partners in the international system; international law now called for "strict guidelines" to be put in place that are "appropriate" for effectively preserving peace between the peoples“ (Article 11). The development of international law was then pushed further forwards with the draft of the Geneva Protocol in 1924 and the Kellogg Pact in 1928, which included a clause whereby the states agreed to forgo war as an instrument of national politics. This pact was more important in principle than it was practically or politically, particularly since it gave up the link made in the Geneva Protocol between non-aggression and the peaceful resolution of conflicts. Nonetheless, it did document a change in sentiment and signalled the end of the ius ad bellum.

The sense of awareness brought about by the Second World War resulted in the United States leading the way to the United Nations Charta which, in art. 2 not only prohibited war but also the use of military aggression, which were replaced by a set of rules for reaching agreement laid out in chapters VI and VII. The Charta is justifiably referred to as "groundbreaking" in terms of international law. It went largely unnoticed, however, that in as successful as the Charta was in tuning the corner it also turned its back on the specific legal-based methods of solving conflict in the form of the international court of justice and arbitration and moved towards a political mechanism for reaching agreement, like the one made available to the Security Council. Therefore, the arrangements in place for resolving conflict under the United Nation's Charta should be seen in the context of international organization and not in the context of international law.

The contribution made by international law towards strategies for peace, however, should not be seen just in terms of codifying the agreements made by nation states. Although this function is important enough, it also serves in making sure that that which has been achieved in terms of resolving conflicts cannot be avoided or forgotten. The Charta of the United Nations, for instance, discriminates against any attempt to reintroduce international use of aggression through the backdoor of a „just cause“ such as for a fight for national independence, which would mean returning to the outdated concept of bellum iustum.

It should also be pointed out that international law has done more than just codify the agreements between nation states, that is, the consensus between them. It also sought to establish institutions for dealing with international conflicts, which were similar or analogous to domestic means of jurisdiction. At the two Congresses of Europe at The Hague during the period of the League of Nations and at the beginning of the United Nations, these institutions were able to attract a great deal of attention, but have since been rather neglected. (...)

A good example of the way in which international law has continued to develop through the formulation of new principles and norms, as well as the contribution made to this process by political science, is particularly well illustrated by the attempts made to anchor human rights into law on an international scale. Human rights were mentioned in the statue of the United Nations: in its preamble in article 1, par. 3, and also in article 13 of the Charta. They were also generally announced by the United Nations on the 10th of December 1948 in the Universal Declaration of Human Rights. But human rights would have to wait until 1976 before they were made binding in international law, as the two „human rights pacts“ on civil and political rights and on economic and social rights came into force. As far as the signatories to these conventions were concerned, human rights became binding in law, even though it was left up to them to decide whether to adhere to the convention or not.

The limitations resulting from this, then, are considerable, especially in terms of implementing practical human rights observance measures. Yet for all this, the progress made by this convention is considerable. It documents the existence of a general set of rights that breaks through the vertical structure of the international system and puts the sovereignty of the state into perspective. It has made the individual the subject of policy with genuine rights and requirements that may not be encroached upon by the state.

Human rights make it clear that basic political interests exist which transcend all cultures and which are common to everyone in the world. That these rights are now demanding their place in the structure of world politics clearly demonstrates a new political human awakening and that at the very least a fundamental political standard has been established that is seeking recognition on a worldwide scale. To have put these into words and to have established them as an international norm represents the most significant achievement of international law and the political scientists involved. Changing political norms serves in changing awareness and influences, albeit indirectly and over the long-term, behavior; to this end, then, they make a contribution to peace.

On the other hand, however, it's important not to overestimate the codification of international law and its further development in functional terms. The most important reasons for this have already been mentioned. International law is and remains a consensus right, which depends on being accepted by all participating states. Its contribution to peace can only be as large as the members of the system will allow. To this end, it is up to states as to whether and to what degree international law can promote peace."

Principles of Public International Law

Principles of Public International Law has been shaping the study and application of international law for over 40 years. Written by a world-renowned expert, this book was the first to bring human rights into the mainstream of international law.

This seventh edition, fully updated since 2003, continues to provide the balance, clarity and expertise expected by Brownlie readers. The depth of knowledge displayed by the author, along with the detailed referencing and logical structure, make this title an indispensible resource for students, scholars and practitioners working in or studying international law.

* The most well established and authoritative textbook on international law on the market - readers know that they will be accessing unequalled expertise and knowledge in this book

* Gives readers a carefully balanced perspective on international issues from the point of view of someone who has had substantial experience as Counsel and Advocate in international tribunals and also as Arbitrator. The book has appeared in local language editions in countries including China, Japan, Korea, Portugal and Russia.

* Superb coverage of jurisprudence and historical materials allowing readers to follow and gain a deeper understanding of the development of international law, which is essential to its comprehension

* Includes rigorously detailed references and a particularly thorough and comprehensive index, making it the ideal reference text or stand alone resource

LLM Maritime Law

 

Maritime law is a fascinating blend of commercial law and environmental law, of private law and public law, of national law and international law. Characters include salvors and scuttlers, pirates and pilots, treasure hunters and tug owners. Maritime law unfolds against the most dramatic of backdrops, such as war and invasion, storms and pollution disasters. It addresses issues as diverse as the liability of carriers of goods to the exploitation of fish stocks, the legal response to stowaways to the insurance response to smuggling.

ECSC Graduated 576 Civil Servants of Public Internationl Law

The Ethiopian Civil Service College graduated 576 students in nine fields of study with bachelor and masters degrees on July 17, 2010. The college graduated 438 students in post graduate programs and 138 students in undergraduate programs. The programs include, among others, Urban Management, International Law, Comparative Public Law and Good Governance, Public Financial Management, Urban Engineering, Development Management.

Opening the graduation ceremony, Dr. Haile-Michael Abera, President of the Ethiopian Civil Service College underscores that performance capacity building is one of the key government policies which are designed to promote peace, democracy and good governance and secure development in the country. Our Performance capacity building objective is securing all sided development and successfully implementing policies, strategies and programs which benefit the people at large said, Dr. Haile-Michael.

In achieving this objective, said Dr. Haile Michael, the entire peoples of Ethiopia including the private sector are exerting concerted efforts, and remarkable achievements are being registered as a result. He also added that with respect to capacity building, a lot of reform works which build the capacity of the civil service in knowledge, skills, attitude, performance and organization are underway.

Dr. Haile Michael added to support these efforts, the College has done a lot in offering undergraduate and postgraduate programs, delivering short term trainings, conducting researches and giving consultancy services which focuses on the civil service sector and important for the development of peace, democracy and good governance in the country.

The president further said for the past four years the college carried out the task of assisting the federal ministries and agencies and regional governments in their effort to study and implement business process reengineering activities and balanced scorecard.

Dr. Haile-michael emphasized along with the teaching and learning business, the college has been continuously building its internal capacity and is now able to offer 13 undergraduate and post graduate programs through the six institutes. The number of students reaches more than 9,000 in regular, evening and distance sessions and 260 PhD and masters holder lecturers and consultants are giving their services. Including today’s graduates, the College graduated 5506 civil servants in bachelor degrees, 1740 in master degrees, and 8000 in regular diploma and distance education, Dr. Haile-michael said.

Besides the College offered short term trainings in identified areas which are crucial to enhance the capacity of the civil service and reform package via face to face, E-learning and video conference. So far 20,000 trainees from federal, regional and non-governmental organizations participated

Finally Dr. Haile-Michael stated that the college is now actively involved in expanding its programs in collaboration with inland and external organizations to benefit the public. Accordingly the college opened Public Procurement and Asset Management Department for the purpose of building the capacities of the public service sector in managing and auditing the public assets and procurements. Additionally the College is on the way to open Leadership Institute in the coming year.

According to the president the College signed Memorandum of Understanding with Kehl University, in Germany to open Public Policy Studies Centre in masters degree and conduct research work in the area. The College is also designing a project in collaboration with Toronto University, Canada to offer masters program in Ethics, Anti Corruption and Good Governance.

Later graduates of the year took their degrees from the College President and Four students, two of them are female, awarded gold medals.

Finally, graduates conducted a swearing of an oath to serve the public with honesty, integrity and provide quality, efficient and effective service devoid of corruption and other malpractices.

International Law and Politics

Professor Hilary Charlesworth
Professor of International Law and Director of the Centre for International and Public Law in the Faculty of Law, ANU

“Is the War on Terror Compatible with Human Rights?: An International Law Perspective” [View paper (PDF, 180KB)]

Abstract: The paper will consider the particular challenges raised for the international human rights system by the 'war on terror' declared in the wake of the events of 11 September 2001. Taking an international focus, it will argue that a human rights framework is critical for the success of such an enterprise and will examine the practical and legal implications of acting otherwise.

Bio: Hilary Charlesworth is Professor and Director of the Centre for International and Public Law at the Australian National University. She was educated at the University of Melbourne and Harvard Law School. She has taught at the universities of Melbourne and Adelaide and has been a visiting professor at Washington & Lee School of Law, Harvard Law School and the Global Law Faculty at New York University.

Working for international students at UiO

President: Sven Thorstensen

"My name is Sven Rudolf Thorstensen. I am an Austrian lawyer doing his a master of international public law here in Norway. The program will last one year. The reason why I chose Norway as destination is that my father is Norwegian. Therefore I have his Norwegian name. Norway is a beautiful country. My aim is to provide for every international student a beautiful experience here in Norway. This is why we are here. We will help you for every problem."

Politics Today

Most decisions in modern society depend to some extent on the workings of the political process. Debate over the role of government vis-a-vis the individual has continued since the time of Plato and Aristotle.

Political science, as a discipline, encompasses a broad range of subfields that attempt to describe and explain the political process, politics, and the relationship among governments. The general areas of study in political science include American government and politics, political theory, public administration, public law, comparative politics, and international relations.

Chief Justice John G. Roberts (left) and Political Science
Department Chair, Dr. Crowley, discuss Constitutional law
at the Bellwood Lectures, UI Law School, March, 2009.

The Political Science department has a new Administrative Assistant. Kjelda Berg will be in the office from 7:30-4:30, Monday through Friday. Please contact Kjelda, AD205, 5-6328, if you require general departmental assistance.

Welcome new and returning students: From the faculty and staff of the Political Science department, we bid you all a hearty welcome and join you in a sincere effort to have a great Fall 2010 semester.

Fall 2010 Announcements: Please pay attention to the academic schedule regarding important dates/timelines, and please refer back to this webpage for important departmental announcements.

Public International Law Articles

Blackstone Chambers is experienced in advising and representing governments, corporate bodies and individual litigants on international disputes, constitutional affairs and human rights issues before a range of international courts. Barristers have particular experience in international boundary disputes, state and diplomatic immunity and international protection of human rights. They appear regularly before the International Court of Justice, international arbitration tribunals (for example ICSID, the International Centre for the Settlement of Investment Disputes) and before domestic courts in cases involving issues of public international law.

Chambers’ expertise in this area is anchored in individuals who have a strong academic background in public international law, for example Maurice Mendelson QC (Chair of International Law, UCL from 1987-2001) and Guy Goodwin-Gill (Senior Research Fellow at All Souls College, Oxford, and Professor of International Refugee Law at Oxford University from 1998-2002).

Private International laws

Private International laws

Private International laws refers to the choice of law to apply where there are conflicts or disagreements in domestic law of different countries to private transactions. This dispute can be in reference to a dispute in the choice of law to apply, what jurisdiction applies, or the recognition of enforcement of a foreign judgment. Some areas of private international law involve trade, judicial assistance, matters involving families and children, finance and banking, arbitration and judgments, and wills trusts and estates. Another widely used term for private international laws is “Conflict of Laws.” What they basically are is a set of rules of strategically law which determine which legal system and the law of which jurisdiction applies to a given legal dispute. Both names are still used today, and even the name international private law, they refer to the same instance. Regardless of what you choose to call private international laws, there are steps into which they take effect.

The first step of private international law is for the court to decide whether or not it has jurisdiction over the conflict, and whether it is the proper venue. After this comes the characterization of the cause of action into a legal category which could include an incidental question. After these two decisions are made, it must be looked upon to determine which set of competing laws would be applied to the legal category. After the law that is applicable to the situation has been decided, the law must be proven before the forum court and applied in accordance to reach a judgment. Once all this is done, the party that has succeeded must enforce the judgment., after cross-border recognition of it. The organizations assigned to oversee and protect private international laws meet on a regular basis to discuss and address any issues.

In November of 2009, the Hague Conference on Private International Law held a Special Commission to go over the fulfillment of the 2007 Convention on the International Recovery of Child Support and Other Forms of Family Maintenance. During this meeting, 12 forms were adopted that would be used by parties to the treaty for creating and addressing child support related requests and a country profile form that will describe how each country will perform its treaty obligations. Soon after that, the Office of the Assistant Legal Adviser for Private International Law (L/PIL) of the U.S. Department of State, met twice in the month of December of 2009 under the backing of the Department of State’s Advisory Committee on Private International Law. The first meeting concentrated on the utilization of the UNCITRAL Convention on Contracts for the International Carriage of Goods Wholly or Partly By Sea. The second meeting primarily concentrated considering various proposals in the OAS in reference to consumer protection. This recent action in the field of private international laws shows that governing bodies and divisions are in constant pursue of improvement and there to address any current issues and regards.

Public International laws: A general understanding

Public International laws

Public International laws center mainly on the avocation of human rights and protection of the environment. However, they will also include other topics as well. Public international law deals with the structure and conduct of sovereign state, intergovernmental organizations, and analogous entities. In relation to the increase of armed conflict, environmental deterioration, global trade, awareness of human rights violations, a boom in global communications, and fast and large growth in international transportation, public international law has escalated greatly in importance. Aside from its focus on human rights, public international law has been known to focus as well on issues with due process protections, asylum law, nationality and citizenship, and rights of the child. Although its concentration is set on the environment and human rights, it can include these other areas.

Public international law can be divided into two central branches: international agreements and conventions, and the law of nations. The term public international law, itself, was first conceived by Jeremy Bentham, a prominent English philosopher. The four main sources of public international law are: customs, international treaties, teachings, and general principles of law and judicial decisions. The groundwork and foundation for identifying states as principal actors in the international legal system has been instituted by public international law. The main people involved in an issue dealing with public international law would be the head of a nation or organization, the sovereign power. In some cases it would be the Prime Minister, or President of a given country. Later on, most cases involved the department in charge of representing that sovereign power such as the Foreign Ministry, or State Department (U.S.), etc… Even though these departments of government will be the main or lead role in establishing the international law, the leader of that nation may still be needed to approve and endorse such a law. When considering a universal scale, the two most important congregations for creating public international law are the United Nations and the still young but effective European Union. Some branches of international law that public international law deals with would be international trade law, diplomatic law, consular law, and international environmental law. Dilemmas that deal with public international law have an inclination to be more tough to foresee, and more illusive and complicated to decipher, than cases that deal with private international law.

Having taken a look at public international law, its meaning, its reach, and its effect, we can gain a general idea of how it works and its importance to international law. It is in essence a categorization for a group of international laws that fall under it, pertaining to the sovereign power or department creating them, and who they entail to. In conclusion, it is safe to understand that public international law is the law of a political system of nation-states that bestows laws upon national systems it touches, which are not adequately governed.

Constitutional law

The French Declaration of the Rights of the Man and of the Citizen , whose principles still have constitutional value Perancis Deklarasi Hak-hak Manusia dan Warga Negara pada,  prinsip-prinsip yang masih memiliki nilai konstitusional

Constitutional law is the study of foundational or basic laws of nation states and other political organizations. Konstitusional hukum adalah ilmu dasar atau dasar hukum dari negara dan organisasi politik lainnya.

Constitutions are the framework for government and may limit or define the authority and procedure of political bodies to execute new laws and regulations. Konstitusi adalah kerangka kerja bagi pemerintah dan dapat membatasi atau menetapkan wewenang dan prosedur dari badan politik baru untuk melaksanakan undang-undang dan peraturan yang berlaku.

Public international law

The United Nations is responsible for much of the current framework of international law of the United Nations which is responsible for more than the current international legal framework

Public international law concerns the structure and conduct of states and intergovernmental organizations. Public international law regarding the structure and conduct of states and intergovernmental organizations. To a Lesser degree, international law May Also affect multinational corporations and individuals, an increasingly evolving beyond the domestic impact of legal interpretation and enforcement. For smaller, international law may also affect multinational companies and individuals, the growing impact overseas legal interpretation and enforcement. Public international law has increased in use and importance vastly over the Twentieth Century, all due to the Increase in global trade, Armed conflict, environmental deterioration on a worldwide scale, awareness of human rights violations, Vast and rapid increases in international transportation and a boom in global communications. Increased use of public international law and is very important during the twentieth century, because of all to increase global trade, armed conflict, environmental degradation on a global scale, awareness of human rights violations, rapid and large increase in international transport and the boom in global communications.

Public international law is Sometimes Called the "law of nations". Public international law which is sometimes called the "law of nations". It Should not be confused with "private international law", Which Is Concerned with the resolution of conflict of laws. It should not be confused with "private international law", relating to the resolution of legal conflicts. In its most general sense, international law "consists of rules and principles of general application dealing with the conduct of states and of intergovernmental organizations and with on their relations inter se, as well as with Some of on their relations with persons, whether natural or Juridical. " [1] In the most general sense, international law "consists of rules and principles of general application relating to the conduct of states and intergovernmental organizations and relationships with the inter se, as well as with several people with their relationships, whether natural or juridical.

Eric E. Hotung International Law Building

Dedicated in October, 2004, the new Eric E. Hotung International Law Building houses the two-story John Wolff International and Comparative Law Library. It contains more than 107,000 volumes and volume equivalents in public and private international law, as well as more specialized materials. John Wolff International and Comparative Law Library	Eric E. Hotung International Law Building
The Hotung Building includes state-of-the-art classrooms and lecture halls, as well as a Moot Court Auditorium modeled on the U.S. Supreme Court. On the top floor are the offices for Graduate Programs and International & Transnational Programs, as well as a student lounge and faculty offices.
Supreme Court Institute Moot Courtroom

Public International Law

In the wake of the calamitous events of September 11, 2001, public international law has endured some of the greatest tests of its several-hundred-year history and emerged as one of the most resilient and potent tools available to human society in facing the unsettling global conditions of the early 21st century. As a result, since the appearance of the first edition of this book in 2001, public international law –ostensibly a system of law regulating the relations between states – has continued to evolve and grow in significance for daily life within states. Yet, while the idea of public international law has impinged upon the public consciousness in new and urgent ways in the past few years, it remains poorly understood by many.

As with the first edition of this book, therefore, the second edition of Public International Law provides a systematic introduction to the international legal system, including its key structural and institutional aspects as well as its core substantive topics. Analysis of all topics has been extensively revised and expanded since the first edition in order to reflect the many legal changes that have occurred since 2001. Several new discussions have also been introduced, considerably expanding the substantive coverage of the text. In particular, given the centrality of the topic to the functioning of the modern international legal system, an entirely new chapter on the use of force in international relations has been added.

While the treatment is intended to introduce lawyers, judges and law students to the topic for the first time, detailed case analyses and bibliographical references will also make this book of interest to those already familiar with the field. A glossary, detailed index and table of cases will further increase the book’s value as a reference tool and assist with navigation through the text.

La ripartizione del compenso dell’amministratore di condominio. Il criterio dei millesimi di proprietà e la suddivisione in parti uguali.

" L'amministratore del condominio raffigura un ufficio di diritto privato assimilabile al mandato con rappresentanza: con la conseguente applicazione, nei rapporti tra l'amministratore e ciascuno dei condomini, delle disposizioni sul mandato" (Cass. SS.UU. 8 aprile 2008 n. 9148).

La nomina del mandatario è obbligatoria in quei condomini con più di quattro partecipanti, restando, invece, facoltativa in quelle compagini con un numero inferiore di proprietari di unità immobiliari (art. 1129, primo comma, c.c.).

Applicandosi al rapporto amministratore – condominio le norme dettate in materia di contratto di mandato è del tutto consequenziale che in quest’ambito troverà applicazione l’art. 1709 c.c. Secondo tale norma " il mandato si presume oneroso. La misura del compenso, se non e’ stabilita dalle parti, e’ determinata in base alle tariffe professionali o agli usi; in mancanza e’ determinata dal giudice".

In passato ci si è chiesti come si dovessero coordinare questa disposizione di legge con quella contenuta nel n. 1 del primo comma dell’art. 1135 c.c. secondo la quale nel decidere sulla conferma o revoca dell’amministratore, l’assemblea decide anche sulla sua eventuale retribuzione.

E’ il termine Eventuale che ha fatto sorgere il dubbio, quasi dovesse ritenersi che a differenza del mandato in generale nel caso dell’amministratore non operasse quella presunzione di onerosità prevista dal succitato art. 1709 c.c.

La Corte di Cassazione, sgombrando il campo da ogni dubbio, ha fatto chiarezza affermando che “ i rapporti fra amministratore e condominio sono regolati dalle disposizioni sul mandato: in particolare, per quanto riguarda la retribuzione, dall’art. 1709 cod. civ., secondo cui – contrariamente a quanto stabilito dal corrispondente art. 1753 del codice civile previgente e, per quanto riguarda espressamente l’amministratore del condominio, dall’art. 16 del r.d.l. 15 gennaio 1934, n. 56 – il mandato si presume oneroso. In tale contesto normativo, l’art. 1135, n. 1, cod. civ., che considera eventuale la retribuzione dell’amministratore, va inteso nel senso che l’assemblea può determinarsi espressamente per la gratuità” (Cass. 16 aprile 1987 n. 3774).

In sostanza, semplificando al massimo, è possibile affermare quanto segue: l’assemblea decide di nominare Tizio come amministratore e nulla si dice sul suo compenso. In questo caso, salvo accettazione da parte dell’assise del preventivo dell’amministratore, poiché il mandato il condominio deve reputarsi oneroso, Tizio avrà diritto ad essere retribuito nella misura concordata tra le parti (anche in un secondo momento) ed in mancanza secondo quanto deciso dal giudice (per gli amministratori, infatti, si rammenta che non esistono tariffari professionali legalmente riconosciuti). Solamente se il condominio, nella deliberazione di nomina, s’orienta per la gratuità dell’incarico e l’accettante non vi si oppone si potrà concludere che l’amministratore dovrà prestare la propria opera gratuitamente.

Chiarito quanto appresso è utile domandarsi secondo quali criteri deve essere ripartita questa spesa tra i condomini. Al riguardo va detto che in assenza di un accordo tra tutti i condomini che disponga diversamente (es. ripartizione della spesa per il compenso dell’amministratore in parti uguali) tale onere dovrà essere suddiviso tra tutti i comproprietari sulla base del criterio generale di ripartizione delle spese, ossia quello dei millesimi di proprietà (art. 1123, primo comma, c.c.).

Fonte: Avv. Alessandro Gallucci su Condominioweb 

L'amministratore risponde della gestione contabile.

L'amministratore ha ex lege l'obbligo di rendere conto della gestione. Deve eseguire le deliberazioni dell'assemblea e riscuotere i contributi ed erogare le spese occorrenti per la manutenzione. Adempie gli obblighi nei limiti del mandato a lui conferito: generalmente si ritiene si tratti di un mandato. Se richiesto da un condomino deve esibire la documentazione in suo possesso, anche non necessariamente in sede di approvazione di bilancio ( Cassazione civile 26 agosto 1998 n. 8460 ).

Fonte: Paolo Giuggioli su "L'esperto risponde" de Il Sole 24Ore

Assemblea e convocazione dell'inquilino.

L’assemblea condominiale deve tenersi almeno una volta l’anno (la così detta assemblea ordinaria annuale) per la discussione sull’operato dell’amministratore (presentazione del rendiconto di gestione, conferma o revoca, ecc.). Al di là dell’adempimento di quest’obbligo l’amministratore di propria iniziativa, o su richiesta dei condomini, nel corso dell’anno, potrà convocare l’assemblea (che prenderà il nome di assemblea straordinaria) tutte le volte in cui lo ritiene necessario.

All’assemblea hanno diritto di partecipare i proprietari delle unità immobiliari ubicate in condominio (o gli usufruttuari nel caso di materie di loro competenza) e ai sensi della legge n. 392/78 anche gli inquilini. Per entrare più nello specifico, ai sensi dell’art. 10 della suddetta legge (meglio nota anche come legge sull’equo canone) :

Il conduttore ha diritto di voto, in luogo del proprietario dell’appartamento locatogli, nelle delibere dell’assemblea condominiale relative alle spese e alle modalità di gestione dei servizi di riscaldamento e di condizionamento d’aria. Egli ha inoltre diritto di intervenire, senza diritto di voto, sulle delibere relative alla modificazione degli altri servizi comuni (art. 10, primo e secondo comma, l. n. 392/78).

Fino a questo punto come si suole dire nulla quaestio.

Il problema si pone in relazione all’invio dell’avviso di convocazione da parte dell’amministratore di condominio. Ai sensi del sesto comma dell’art. 1136 c.c. l’assemblea non può deliberare, se non consta che tutti i condomini sono stati invitati alla riunione.

E’ principio assodato nella giurisprudenza di merito e di legittimità che la mancata comunicazione, a taluno dei condomini, dell’avviso di convocazione dell’assemblea condominiale comporta non la nullità, ma l’annullabilità della delibera condominiale, che se non viene impugnata nel termine di trenta giorni previsto dall’art. 1137, 3° comma, c.c. – decorrente per i condomini assenti dalla comunicazione e per i condomini dissenzienti dalla sua approvazione – e’ valida ed efficace nei confronti di tutti i partecipanti al condominio (Cass. SS.UU. 7 marzo 2005 n. 4806).

Tenendo presente che in gergo tecnico – giuridico per condomino s’intende il titolare del diritto di proprietà sull’unità immobiliare, o al massimo il titolare di un diritto reale di godimento sulla stessa, ci si è chiesti, giustamente, se l’amministratore fosse tenuto, nel caso d’unità immobiliare affittata, a convocare il conduttore in quelle ipotesi in cui la legge gli riconosce il diritto di voto e partecipazione o semplicemente il diritto di voto.

La risposta, salvo espressa disposizione in tal senso del regolamento di condominio, è dubbia.

Parte della dottrina ha inteso affermare che l’amministratore ha l’onere di convocare solamente i condomini e non anche gli inquilini per i quali l’onere d’informazione circa lo svolgimento dell’assemblea spetterebbe ai proprietari delle unità immobiliari che essi hanno in affitto.

Per prudenza, tuttavia, e per non venire meglio ai generali obblighi che incombono sull’amministratore pare consigliabile che lo stesso, laddove si dovessero ravvedere gli estremi della partecipazione dell’inquilino, provveda a convocarlo personalmente.

Fonte: Avv. Alessandro Gallucci su Lavorincasa

Decreto ingiuntivo, l'amministratore che proceda all'opposizione non ha la necessità di essere autorizzato dall'assemblea condominiale.

Cass. civ., sez. II, 24 maggio 2010, n. 12622

In tema di opposizione a decreto ingiuntivo, l'opponente ha la posizione processuale del convenuto; di conseguenza l'amministratore di condominio che proceda a tale opposizione non ha la necessità di essere autorizzato dall'assemblea condominiale, ai sensi dell'art. 1131, secondo comma, cod. civ.

Fonte: Condominioweb

Il trattamento dei dati personali nel condominio.

In relazione all’utilizzo di dati personali in ambito condominiale il Garante per la protezione dei dati personali ha più volte richiamato l’attenzione di amministratori e condomini sulla necessità del rispetto dei principi di liceità, correttezza, pertinenza e non eccedenza dei dati trattati per le finalità di gestione amministrativa della proprietà dei beni e servizi comuni, nei limiti stabiliti dalle norme del codice civile in materia di condominio negli edifici (articoli 1117 e ss.).

In questi anni è aumentato il numero di segnalazioni e quesiti pervenuti in materia e il Garante ha affrontato alcuni aspetti dell’applicazione della legge sulla privacy ai condomini ribadendo ed approfondendo i propri orientamenti in materia. Tali principi sono stati rafforzati dalle nuove disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lgs. n. 196/2003) entrato in vigore il 1 gennaio 2004.

Passiamo di seguito a fare una rapida disamina dei principi affermati dal Garante.

Divulgazione dei dati personali “all’interno” del condominio

L’amministratore di condominio può mettere a disposizione dei condomini, in qualità di contitolari di un unico trattamento del quale lo stesso amministratore ha la concreta gestione, alcune informazioni che li riguardano, ma è tenuto ad osservare le cautele e gli accorgimenti previsti per la raccolta e l’utilizzo di questi dati (cfr. Provv. del Garante per la protezione dei dati personali del 19 maggio 2000, in Bollettino – Cittadini e società dell’informazione n. 13, p. 7).

a) Nominativi e dati di gestione del condominio

L’amministratore può rendere noti, ai condomini che ne fanno richiesta, i dati relativi sia ai nominativi di altri condomini, sia alla proprietà o alla superficie dei loro immobili (ai fini della verifica della regolare convocazione di un’assemblea o della validità delle deliberazioni assunte), sia le informazioni riguardanti l’amministrazione e il funzionamento del condominio (basti pensare ai dati di bilancio o ai prospetti contabili sulle quote pagate e sulle eventuali morosità comunicati ai fini della ripartizione delle spese).

b) Indirizzi

Come confermato anche nella relazione del Garante sull’attività svolta nell’anno 2002 (v. Relazione 2002, cap. 28, p. 68 pubblicata sul sito web dell’Autorità all’indirizzo www.garanteprivacy.it), è ammissibile sempre, per il condomino che ne faccia richiesta, la conoscenza dei dati disponibili presso l’amministratore relativi agli indirizzi degli altri condomini.

Tali dati sono considerati, alla stessa stregua dei nominativi, elementi essenziali per la regolare convocazione delle assemblee e per la comunicazione dei relativi avvisi, oltre che informazioni desumibili da documenti o atti notarili eventualmente esibiti dagli interessati o acquisiti dal condominio, di norma proprio per consentire l’accertamento del diritto dei condomini di intervenire all’assemblea e di esercitare il diritto di voto oltre che per il calcolo delle rispettive quote di proprietà al fine di effettuare il riparto delle spese.

c) Estremi identificativi di utenze telefoniche

Nella relazione sopra ricordata, in linea con quanto già sostenuto in precedenti decisioni dell’Autorità in materia di divulgazione degli estremi identificativi delle utenze telefoniche, si è precisato che l’amministratore può comunicare il numero di telefono di un condomino ad altro condomino che lo richieda, sulla base di un consenso dell’interessato, anche prestato oralmente e documentato per iscritto dall’amministratore (v. art. 23, d. lgs. n. 196/2003), oppure qualora tale possibilità sia prevista da disposizioni contenute nel regolamento condominiale, ovvero nei casi particolari di necessità ed urgenza (si consideri l’ipotesi in cui occorra un rapido intervento per prevenire o limitare danni agli immobili in condominio).

d) Dati relativi a proprietari di immobili gestiti in multiproprietà a scopo residenziale

Nella citata relazione, si è anche affermato che la normativa sulla privacy non impedisce l’accesso, da parte del proprietario di immobile in multiproprietà, ai dati disponibili presso l’amministratore riguardanti i nominativi e gli indirizzi di altri comproprietari (anche con residenza o domicilio diverso dall’immobile in multiproprietà), purché ciò avvenga per perseguire le medesime finalità già delineate in ambito condominiale.

e) Dati relativi a situazioni di morosità

L’esame di ricorsi aventi ad oggetto il diritto di opposizione al trattamento di dati personali riguardanti situazioni di morosità di singoli condomini, ha consentito all’Autorità di confermare la posizione già assunta con il citato parere del 19 maggio 2000, in base alla quale, ciascun condomino ha diritto di conoscere le singole posizioni debitorie e creditorie nei confronti del condominio stesso. In un recente caso, il Garante ha ritenuto conforme ai richiamati principi di pertinenza e non eccedenza dei dati la comunicazione di informazioni relative alla morosità di un condomino nel corso di un’assemblea condominiale e il successivo inserimento di tali dati nel verbale poi inviato ai soli condomini.

Divulgazione dei dati personali dei condomini “all’esterno” del condominio. In particolare: la diffusione dei dati dei c.d. “morosi”

Vari provvedimenti e decisioni su ricorsi in materia di opposizione alla diffusione di dati personali riguardanti le posizioni di debito o di credito di singoli condomini hanno consentito al Garante di pronunciarsi sulla liceità della pubblicazione, ad esempio, di elenchi nominativi di condomini morosi o di solleciti di pagamento contenuti in avvisi diretti a singole persone.

L’Autorità ha affermato che l’amministratore di condominio non può diffondere dati personali riguardanti eventuali situazioni di morosità di singoli condomini, ed in particolare pubblicarle mediante affissione in bacheca o in altro luogo accessibile ad un numero indeterminato di soggetti esterni al condominio, senza tener conto sia delle norme sulla riservatezza, sia di quanto prescritto dal codice civile sui poteri dell’amministratore, sia, infine, di quanto convenuto dai condomini nell’eventuale regolamento di condominio circa i poteri e le facoltà attribuiti all’amministratore (cfr. Provv. del Garante per la protezione dei dati personali del 17 maggio 2001, in Bollettino n. 20, p. 11; v. anche Provv. 12 dicembre 2001, in Bollettino n. 2, p. 132).

In particolare, il Garante ha riconosciuto che l’affissione dell’ordine del giorno di un’assemblea condominiale in una bacheca posta in corrispondenza di aree di accesso comune ad uno stabile rappresenti una modalità di trattamento dei dati personali in se stessa lecita, a condizione che gli avvisi così divulgati contengano le sole informazioni necessarie per la comunicazione di specifici eventi (ad esempio al fine di convocare l’assemblea condominiale).

L’approfondimento dei profili specifici, inclusa l’indicazione delle informazioni relative allo stato di morosità è invece possibile mediante l’invio di documenti ai singoli aventi diritto, ovvero in sede di discussione comune (cfr. Provv. del 12 dicembre 2001 cit).

Fonte: Giorgia Manieri de Servizi Immobiliari

Riunione di condominio

Regole sulla ristrutturazione del condominio.

L'amministratore può far chiudere le finestre abusive.

L'amministratore del condominio è legittimato, senza la necessità di una specifica autorizzazione dell'assemblea, ad agire in giudizio nei confronti dei singoli condomini e dei terzi in tutti i casi attinenti alla sue attribuzioni (articolo 1130 del Codice civile): in particolare, per compiere gli atti conservativi inerenti alle parti comuni dell'edificio (articolo 1130, n.4).

Nel novero degli atti conservativi dei diritti inerenti alle parti comuni, l'articolo 1130 non si riferisce soltanto alle misure cautelari, ma anche a tutti gli atti diretti a conservare l'esistenza delle stesse parti comuni, mediante opere di manutenzione ordinaria (riparazioni, ripristini, piccole sostituzioni, eccetera) e a tutte quelle opere in genere necessarie per prevenire deterioramenti, che rientrano nell'ambito della normale gestione; compreso anche l'obbligo di vigilare e di agire nei confronti di terzi e degli stessi condomini contro turbative, spogli o pretese sulle parti comuni.

In questi casi, l'amministratore potrà agire senza l'autorizzazione dei condomini, potendo esperire azioni possessorie di reintegrazione o di manutenzione e cautelari, nonché esercitare giudizialmente i diritti del condominio tendenti a ripristini o al risarcimento dei danni causati, dai terzi o dai condomini, sulle parti comuni.

Nel corso degli anni i giudici di legittimità hanno riconosciuto la legittimazione attiva dell'amministratore ad agire in giudizio senza l'autorizzazione dell'assemblea, ad esempio:

- per conseguire la demolizione della sopraelevazione realizzata in violazione delle norme speciali antisismiche (Cassazione, Sezioni unite, 8 marzo 1986, n. 1552);

- per ottenere la rimozione di alcuni vani costruiti sull'area solare dell'ultimo piano (Cassazione, 21 marzo 1969, n. 907);

- per conseguire la demolizione della costruzione effettuata sulla terrazza di copertura, anche alterando l'estetica della facciata dell'edificio (Cassazione, 12 ottobre 2000, n. 13611);

- per chiedere il risarcimento dei danni, qualora l'istanza appaia connessa con la conservazione dei diritti sulle parti comuni (Cassazione, 22 ottobre 1998, n. 10474).

 

Di recente gli stessi giudici hanno considerato legittimato l'amministratore – senza necessità di autorizzazione da parte dell'assemblea dei condomini – a instaurare il giudizio per la rimozione di finestre aperte abusivamente da un condomino, in contrasto con il regolamento, sulla facciata dello stabile.

In questo caso, infatti, indipendentemente dai rapporti con la pubblica amministrazione, tale intervento è stato considerato «diretto a preservare il decoro architettonico dell'edificio contro ogni alterazione dell'estetica dello stesso e finalizzato alla conservazione dei diritti inerenti le parti comuni dell'edificio» (Cassazione, 17 giugno 2010 n. 14626).

La tutela a cui l'amministratore è tenuto non si limita, quindi, alla conservazione dei diritti sulle parti comuni singolarmente considerate, ma si estende anche all'edificio nel suo complesso, quando ne sia compromessa la stessa esistenza o stabilità, oppure quando venga compromesso il decoro architettonico dell'edificio nel suo insieme.

Fonte: Luana Tagliolini de Il Sole 24 Ore