Quindici miliardi di spese condominiali rappresentano una discreta fettina di Pil. Ma almeno la punta della fetta sfugge al fisco. I dati dell'Economia – riportati nella tabella in questa pagina – descrivono una realtà nella quale gli adempimenti fiscali vengono eseguiti con inquietante negligenza.
Consideriamo tre fattori: primo, mancano all'appello quattro modelli 770 su dieci; secondo, su questi modelli vanno indicate le ritenute eseguite nel corso del periodo d'imposta precedente; terzo, su tutte le fatture intestate al condominio va effettuata una ritenuta d'acconto del 4% a cura dell'amministratore. Quindi possiamo escludere dall'obbligo di presentare il 770 solo quei condomìni che non hanno dipendenti, non usufruiscono di alcun servizio da parte di imprese e si servono solo di prestatori d'opera occasionali. Il che appare già per definizione impossibile anche solo per il servizio di pulizia, dato che deve essere svolto con regolarità e pare difficile che l'addetto occasionale cambi ogni mese.
Si deve quindi accettare l'idea che, soprattutto nei piccolissimi condomìni, ritenute, fatture, modelli 770 e altre incombenze fiscali siano completamente sconosciuti.
Il regno della carta a quadretti costa all'erario una somma rilevante: è vero che l'85% degli edifici amministrati da una figura che è probabilmente uno dei condomini, o comunque non si occupa che di quel solo stabile, si sottrae ai doveri fiscali; ma è altrettanto vero che anche nei grossi studi i condomìni per i quali il modello viene dimenticato sono davvero troppi. Un fenomeno che resta poco comprensibile nelle grandi città del Nord. Mentre diventa più facile da capire al Sud: qui il tasso di mancata presentazione del 770 è così elevato che evidentemente anche i grossi studi non se ne curano e si spiega così la loro presenza nella lista nera, con oltre un terzo di megastudi senza 770.
C'è anche da dire che gli studi maggiori sono in mano a professionisti anziani, che forse per troppo tempo si erano abituati a seguire con parsimonia le formalità fiscali, non per volontà di evasione ma per scarso aggiornamento o per far risparmiare il condominio, seguendo alla fine una logica non troppo dissimile da quella del dopolavorista che amministra un solo stabile con tanta buona volontà. Infatti, la percentuale di mancata presentazione negli studi di medie dimensioni – spesso in mano a professionisti più giovani e più sensibili alle norme più recenti – oscilla tra l'8,7% e il 23,5 per cento.
A questo punto si può dire che di quei 15 miliardi una percentuale che va da un minimo del 20% a un massimo del 40% sfugge al fisco, con un danno erariale tra 1,1 e 2,2 miliardi. Un problema che la riforma del condominio in discussione al Senato potrebbe forse risolvere, comprendendo tra le gravi irregolarità che portano all'allontanamento dell'amministratore proprio quelle relative agli adempimenti fiscali.
Fonte: Il Sole 24 Ore
